Fare esperienza delle proprie parti creative e desideranti

Cos’è la creatività, cosa vuol dire desiderare? Queste domande possono sembrare scontate fino a quando, nel corso della vita, ci si confronta con una difficoltà ad esprimere alcune parti di sé, a coltivare le proprie capacità espressive e i propri desideri. Una sorta di aridità interiore pare uniformare ogni esperienza quotidiana a qualcosa di già vissuto. Quando si cerca di dare risposte a questi interrogativi si può scoprire come la nostra civiltà e quelle che ci hanno preceduto hanno fornito risposte differenti a quesiti, percorrendo a volte strade diametralmente opposte. Come psicoanalisti siamo interessati ad intervenire su tali questioni, diventa perciò necessario specificare quale significato intendiamo parlando di ‘desiderio’. Il desiderio è una forza che spinge l’essere umano entro l’esperienza, approfondendo in tal modo la conoscenza che ha dell’ignoto: di se stesso e del mondo. ‘De-siderare’ etimologicamente suggerisce l’attività del distogliere lo sguardo dalle stelle, dagli astri. E’ un’etimologia che si arricchisce di senso se accostata al suo inverso ‘Con-siderare’, guardare agli astri, per leggervi i decreti del fato. Nel ‘considerare’ ci si riferisce ad un insieme di dati ritenuti affidabili (le stelle, il divino, ecc.) per derivare una decisione. Il considerare è un’attività che si basa sul pre-esistente, sul passato. L’etimologia di ‘desiderare’ sembra suggerire che le cause di una decisione presente risiedano nel futuro, in qualcosa di ignoto verso cui ci si protende, tralasciando  il verdetto delle stelle. Sia il ‘desiderare’ che il ‘considerare’ rimandano ad uno specifico rapporto con la realtà. In un caso la realtà è quella degli astri, immutabili e distanti, che sembrano essere in rapporto con l’osservatore unicamente sotto forma di dati di fatto. Nell’altro la realtà è quella che si manifesta attorno all’osservatore dal momento in cui si distoglie lo sguardo dagli astri. Sembra essere un invito ad incuriosirsi ed interagire con la realtà circostante seguendo il presentimento di qualcosa che ancora non è in essere. Quanto detto permette di vedere nelle sintomatologie depressive una difficoltà nel riuscire a stabilire un rapporto proficuo con i limiti della propria realtà, che non vengono riconosciuti o verso i quali ci si sente soverchiati. Un discorso simile si può fare quando si sperimenta una stagnazione della propria produttività. Come psicoanalisti riteniamo che il rapporto che ciascuno instaura con la propria realtà, con il riconoscimento e l’utilizzazione dei limiti che essa presenta, sia alla base della capacità di riconoscervi risorse e di poter incidere su di essa. Occuparsi assieme di questo rapporto diventa un modo per tornare a sperimentare la propria creatività e le proprie parti desideranti.

Cos’è la creatività, cosa vuol dire desiderare? Queste domande possono sembrare scontate fino a quando, nel corso della vita, ci si confronta con una difficoltà ad esprimere alcune parti di sé, a coltivare le proprie capacità espressive e i propri desideri. Una sorta di aridità interiore pare uniformare ogni esperienza quotidiana a qualcosa di già vissuto. Quando si cerca di dare risposte a questi interrogativi si può scoprire come la nostra civiltà e quelle che ci hanno preceduto hanno fornito risposte differenti a questi, percorrendo a volte strade diametralmente opposte. Come psicoanalisti siamo interessati ad intervenire su tali questioni, diventa perciò necessario specificare quale significato intendiamo parlando di ‘desiderio’. Il desiderio è una forza che spinge l’essere umano entro l’esperienza, approfondendo in tal modo la conoscenza che ha dell’ignoto: di se stesso e del mondo. ‘De-siderare’ etimologicamente suggerisce l’attività del distogliere lo sguardo dalle stelle, dagli astri. E’ un’etimologia che si arricchisce di senso se accostata al suo inverso ‘Con-siderare’, guardare agli astri, per leggervi i decreti del fato. Nel ‘considerare’ ci si riferisce ad un insieme di dati ritenuti affidabili (le stelle, il divino, ecc.) per derivare una decisione. Il considerare è un’attività che si basa sul pre-esistente, sul passato. L’etimologia di ‘desiderare’ sembra suggerire che le cause di una decisione presente risiedano nel futuro, in qualcosa di ignoto verso cui ci si protende, tralasciando  il verdetto delle stelle. Sia il ‘desiderare’ che il ‘considerare’ rimandano ad uno specifico rapporto con la realtà. In un caso la realtà è quella degli astri, immutabili e distanti, che sembrano essere in rapporto con l’osservatore unicamente sotto forma di dati di fatto. Nell’altro la realtà è quella che si manifesta attorno all’osservatore dal momento in cui si distoglie lo sguardo dagli astri. Sembra essere un invito ad incuriosirsi ed interagire con la realtà circostante seguendo il presentimento di qualcosa che ancora non è in essere. Quanto detto permette di vedere nelle sintomatologie depressive una difficoltà nel riuscire a stabilire un rapporto proficuo con i limiti della propria realtà, che non vengono riconosciuti o verso i quali ci si sente soverchiati. Un discorso simile si può fare quando si sperimenta una stagnazione della propria produttività. Come psicoanalisti riteniamo che il rapporto che ciascuno instaura con la propria realtà, con il riconoscimento e l’utilizzazione dei limiti che essa presenta, sia alla base della capacità di riconoscervi risorse e di poter incidere su di essa. Occuparsi assieme di questo rapporto diventa un modo per tornare a sperimentare la propria creatività e le proprie parti desideranti.